La coltura degli articoli in serra è indirizzata al confezionamento in IV gamma dalle leggi sanitarie è classificata attività agroalimentare e pertanto è sottomessa a tutti i parametri sanitari ed è sotto sorveglianza della ASL provinciale.
Il complesso colturale in serra, a sistema Aeroponica è conforme al protocollo HACCP in ogni suo punto.
L’azienda, avviata l’attività richiede l’implementazione dall’ISO 900 è ISO 1400 con la rintracciabilità della confezione acquistata anche via internet.
L’azienda intende accedere alla certificazione delle norme ISO 22000 che prevedono la gestione della sicurezza alimentare requisiti richiesta dalla GDO internazionale(IFC- BRC).
La coltura a sistema Aeroponica eliminando tutti i substrati solidi, liquidi, naturali, artificiali realizza colture senza inquinanti da muffe o virus. L’acqua di fertilizzazione viene trattata per osmosi inversa e sterilizzata agli UV, l’aria ricircolata in serra è mantenuta sterile dall’ l’impianto di ionizzazione negativa.
1. Linea di micorizzazione –germinazione -radicazione
2. La linea macchina di raccolta, confezionamento in IV gamma
3. Il posto di accesso a doccia sterilizzante
4. L’ impianti igienici del personale
5. Cella frigo
La tamponatura, le pavimentazioni di detti locali vengono realizzate secondo norme internazionali per prevenire contaminazioni incrociati, infatti le tamponature sono realizzati in laminati shield con azione biocide protette con Biocode che riducono la carica batterica del 99 % e le camere di lavorazione sono mantenute a pressione positiva.
L’unico segmento dei prodotti alimentari che sembra non sentire la crisi è quello dei piatti pronti che fanno segnare un aumento delle quantità acquistate che va dal 5 per cento per i primi a base di cereali al 15 per cento per le verdure già lavate e tagliate, su valori mai raggiunti prima. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti sul calo dei consumi alimentari nel 2012, sulla base dell’elaborazione su dati Ismea/Gfk-Eurisko. In un quadro complessivamente negativo ad aumentare considerevolmente in quantità sono stati anche – continua la Coldiretti – i consumi di acqua minerale, salumi e latticini e formaggi tutti attorno al 3 per cento ma anche i sostituti del pane (+2 per cento). Tra i prodotti che hanno subito il calo maggiore si registrano invece il latte fresco (-4 per cento), mele, pere e vini con valori che oscillano attorno al meno 3 per cento.
Sul cibo la crisi ha provocato – sostiene la Coldiretti – una polarizzazione nei consumi con un numero elevato di cittadini che si rifugia nei discount ed è costretta ad una affannosa ricerca di prodotti low cost mentre chi può cerca di dare anche un contenuto di servizio ai propri acquisti con l’aumento nel carrello degli alimenti pronti che fanno risparmiare tempo. Un esempio è rappresentato dalle verdure pronte, che negli anni della crisi hanno visto comunque salire sempre le quantità acquistate nonostante il calo che si è invece verificato per le insalate e gli ortaggi venduti sfusi. Per le verdure pronte per l’uso, cosiddetta quarta gamma, sono stati spesi oltre 700 milioni di euro all’anno per una quantità di oltre 90 milioni di chili, tanto che è stato necessario regolamentare la vendita per legge.
I prodotti più acquistati sono le insalate, le carote e i pomodorini da utilizzare in casa o fuori, ma cominciano anche a diffondersi le vaschette di frutta già tagliata e sbucciata da gustare come snack rompidigiuno durante la giornata o come risparmiatempo. A favorirne la diffusione negli ultimi anni anche i distributori automatici che sempre più spesso sono in grado di offrire prodotti freschi come frutta e verdura. Tra i principali consumatori di piatti pronti ci sono i sei milioni di single presenti in Italia che rappresentano – conclude la Coldiretti – un segmento di popolazione con uno stile di vita attento a risparmiare tempo a favore del lavoro e soprattutto dello svago.
In base ai dati Istat, nel 2012 la coltivazione delle insalate (lattuga e indivia riccia e scarola) in Italia ha coperto una superficie di poco più di 30.000 ettari, con una produzione di oltre 700.000 tonnellate. Le lattughe tra serra e pieno campo occupavano una superficie a livello nazionale di quasi 20.200 ettari, mentre l‘indivia ha interessato nel complesso poco meno di 10.000 ettari.
Nell’ambito della coltivazione in pieno campo, nell’ultimo triennio (media 2010-2012) la regione più importante è la Puglia, con il 29% degli investimenti, seguita da Campania (11%), e Sicilia (10%). In coltura protetta, dominano il panorama nazionale la Campania e il Lazio rispettivamente con il 37% e 32% del totale.
Export
Secondo quanto riportato dal Cso, i quantitativi di insalate destinati all’estero nel 2012 hanno raggiunto le 186.000 tonnellate, pari a un +13% rispetto alla precedente annata. In termini di valore, l’export italiano di insalate ha invece sfiorato i 300 milioni di euro (+21% rispetto al 2011), evidenziando l’incremento tendenziale del prezzo medio di esportazione.
Le insalate italiane sono destinate per il 94% del totale ai paesi dell’Unione Europea (27) in cui il mercato di riferimento è la Germania (38%).
Import
Le importazioni di insalate in Italia mostrano una tendenza all’aumento, arrivando a sfiorare nel 2012 le 100.000 tonnellate (+13%). Il prezzo medio di importazione, al contrario, pare essere in lieve decremento. La merce di provenienza spagnola rappresenta il 45% del totale, seguita dai Paesi Bassi (in aumento al 25%). Tunisia ed Egitto rappresentano una quota del 2-3% complessivo.
Consumi
Nel 2012, i quantitativi di insalate acquistati al dettaglio dalle famiglie italiane evidenziano un lievissimo calo (-1%) rispetto all’anno precedente. Il valore, al contrario, incrementa progressivamente raggiungendo 1,37 milioni di euro, segnando così un +5% rispetto al 2011, a causa di un prezzo medio in crescita.
Fonte Cso
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