Le domande di ammissione ai finanziamenti della misura 121 del PSR 2007/2013 potranno essere presentate per via telematica dal 16 dicembre 2013 al 31 gennaio 2014.
La carruba è il frutto dell’albero conosciuto in botanica come Ceratonia Siliqua, appartenente alla famiglia delle leguminose, a partire dalla quale si elabora un prodotto simile al cioccolato. Ma da questo frutto non si ottiene solo questo singolare prodotto, ma viene impiegato anche per ottenere mangimi per il bestiame, additivi addensanti come la gomma di carruba o E-410, liquori o biscotti.
Per coloro che desiderino limitare il consumo di zucchero, teobromina e grasso, la carruba è un’alternativa salutare al cioccolato. Non richiede zucchero perché naturalmente è già di sapore dolce (50% di idrati di carbonio, saccarosio, glucosio e fruttosio) col risultato che può essere utilizzata anche per migliorare l’aroma ed il sapore di numerosi prodotti alimentari. È una buona fonte di vitamine del gruppo B, come la B1 o tiamina, la B2 o riboflavina, la B3 o niacina e di pro-vitamina Ad o beta-carotene. Dei suoi minerali conosciamo il potassio, il fosforo, il magnesio, il calcio, il silicio e il ferro. La carruba è originaria del Mediterraneo. La sua coltivazione ha un significato molto speciale, dato che è stato e continua ad essere un buon alimento per il bestiame.
A differenza del cioccolato, possiede un minore contenuto di grassi, solamente un 2% e contiene anche una quantità apprezzabile di proteine, tra un 8% e un 10%. I semi di carruba sono molto ricchi in mucillagini, un tipo di fibra solubile che facilita la digestione e allevia i disturbi digestivi. In concreto, le mucillagini, sostanza viscosa, esercitano un’azione favorevole contro l’infiammazione della mucosa digestiva, il ché porta grandi benefici a coloro che hanno gastrite, dispepsia (digestione pesante), pirosi o ardore, diarrea ed altre affezioni digestive simili. In caso di diarrea, c’è chi raccomanda di ingerire una cucchiaiata di carruba in polvere in una tazza di liquido, preferibilmente acqua.
I baccelli di carruba sono di forma allungata, arrivano a misurare fino a 20 centimetri e acquisiscono un colore marrone quando sono maturi. Il procedimento per farli diventare un prodotto simile al cioccolato prevede l’essiccamento, la tostatura e la polverizzazione. Il sapore e il colore assomigliano molto a quello del cacao, con distinte tonalità secondo il grado di tostatura.
Tre cucchiaiate di carruba con 2 di acqua equivalgono a poco meno di 30 grammi di cioccolato.
Secondo la FAO, i primi 5 paesi produttori di carrubo sono (in tonnellate, 2010):
Curiosità
La pianta carrubo risale cultura mesopotamica ( ora Iraq). I baccelli di carrubo sono stati usati per creare succhi di frutta, dolci, e sono stati molto apprezzati per i loro molteplici usi. Il carrubo è citato spesso nei testi risalenti a migliaia di anni fa indicandoci la coltivazione in Medio Oriente e Nord Africa. Il carrubo è menzionato con riverenza in “ L’Epopea di Gilgamesh ”, una delle prime opere della letteratura esistenti. Il Talmud ebraico dispone di una parabola di altruismo, comunemente noto come “Honi e il carrubo”, che afferma che un carrubo prende 70 anni per dare i suoi frutti, il che significa che la fioriera non tragga beneficio dal suo lavoro, ma opera nell’interesse del generazioni future.
In realtà, l’età di fruttificazione dei carrubi varia: talee prese da alberi da frutto può dare i suoi frutti in soli tre o quattro anni, e di piantine coltivate in condizioni ideali possono dare frutti entro sei-otto anni. Anche se è nativo a climi moderatamente secco, due o tre estati di irrigazione sarà di grande aiuto allo sviluppo ed accelerare la fruttificazione.
La carruba è citata nella parabola del figliol prodigo.
L’agricoltura urbana consiste nel coltivare, trasformare e distribuire il cibo all’interno di contesti urbanizzati o peri-urbani, come città, villaggi, ecc. L’agricoltura urbana può anche prevedere l’allevamento di animali, l’acquacultura, le pratiche agro-forestali e l’orticoltura, sia in contesti propriamente urbani sia in aree peri-urbane. La coltivazione urbana è normalmente praticata per produrre reddito o approvvigionamento di cibo, anche se in alcune comunità la motivazione principale è la ricreazione e/o uso intelligente del tempo libero[3]. Questo tipo di attività agricola contribuisce alla sicurezza alimentare e all’igiene in due modi: innanzitutto, incrementando la disponibilità di cibo per gli abitanti della città; inoltre, mettendo ortaggi, frutta, e carne, a disposizione dei consumatori urbani. Una forma comune ed efficiente di agricoltura urbana è la pratica con metodi biointensivi. Dal momento che l’agricoltura biointensiva promuove la produzione di cibo con risparmio energetico, l’agricoltura urbana e peri-urbana sono generalmente considerate pratiche sostenibili.
Nelle foto alcuni progetti sviluppati in vari paesi del globo. Un monito per la polita e per chi amministra le città. I nuovi piani regolatori delle città non possono sottrarsi alla necessità di destinare parte degli spazi all’agricoltura urbana.
Biotek Engineering Srl partecipa attivamente al progetto promosso dall’Università di Firenze per la realizzazione di un progetto pilota di una fattoria urbana mobile e smontabile nella città di Firenze utilizzando la tecnologia idroponica ed aeroponica.
Attraverso time-lapse il film mostra la crescita dell’orto urbano di una famiglia durante tutto un anno.
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